Ordinaria lucida FOLLIA: La notte dello “sfogo” dei magri fondatori.
Ieri ho deciso di rilassarmi sul mio amato divano, ne ho uno di quelli in cui puoi allungare le gambe e reclinarti completamente.
Devi sapere che questo è un ottimo sistema per non vedere un bel niente del film e addormentarsi beato, russando delicatamente, mentre un rivolo di saliva, scende dall’angolo dalla bocca direttamente sul telecomando.
Lo so è un’immagine orribile di me ma devi sapere che succede regolarmente quando il film è noioso.
Ma questa sera sarà diverso, trasmetteranno il terzo capitolo del famoso film “la notte del giudizio”.
Non sono un amante del genere sadico-truculento, ma ci sono due motivi per cui ho deciso di vederlo:
- Me ne hanno parlato già in tre persone in tre giorni e visto che adoro le sincronicità degli eventi, mi ci sono fiondato.
- Ho imparato che spesso è dalle cose che non ti piacciono che si imparano le più profonde verità e le migliori lezioni di vita.
Con questi due presupposti, dotandomi comunque di fazzoletto raccogli saliva per ogni evenienza soporifera, ho deciso di procedere alla visione hd del film.
Dopo 105 minuti di sangue a spruzzo e centinaia di cadaveri, sono ancora sveglio e sono pronto ad un resoconto.
La trama è molto semplice ma geniale e te la condenso in due righe:
una notte dell’anno l’omicidio diventa legale, così le strade si trasformano in un moderno far west, dove è permesso ogni tipo di sfogo per vendicarsi di eventuali torti subiti o per sedare la propria voglia di sadismo, purificandosi tramite la carneficina.
In mezzo a questo fiume di sangue alcuni sfigati cercano di arrivare interi alla mattina salvando tra le altre cose una senatrice che vorrebbe abrogare questa notte, se eletta.
Togliendo tutto il contorno sanguinolento di cui è farcito il film, effettivamente ho trovato alcuni spunti interessanti.
L’uomo combatte da sempre con una parte “oscura” che vuole venire disperatamente alla luce.
C’è chi la manifesta apertamente ribellandosi e chi la subisce serbando odio.
Seppellirla non serve a molto, perchè prima o poi emergerà di nuovo.
Pensa ad una pentola a pressione chiusa con un coperchio. La rabbia sale, il fuoco aumenta, la pressione interna della pentola pure e a questo punto quando raggiunge il massimo tollerabile, avviene l’esplosione.
Lo sfogo rappresenta quel momento in cui lasci andare quella pressione in un colpo solo.
Ma cos’è che forma tutta quella pressione?
Tante piccole cose che ci succedono nella vita intaccano la nostra interiorità, talvolta non ci diamo tanto peso, altre volte sono fatti evidenti che portiamo dentro senza comprenderli appieno.
Fatti che “pensiamo” di subire con profonda “ingiustizia” intaccano il nostro ego che viene ferito profondamente.
L’ego è quella parte di noi che non ci permette di vedere con lucidità gli eventi per come sono realmente.
L’ego è un critico severo che colora di bianco o di nero le cose portandoci ad una separazione dicotomica.
Il giusto e lo sbagliato.
Il buono e il cattivo.
Ti impedisce di vedere chi sei veramente e di accettare quindi gli eventi, così come sono senza metterli sulla bilancia.
Solo in questo modo, non avviene quella pressione perchè impari ad accettarli per così come avvengono. Li lasci fluire attraverso di te senza chiuderli con il coperchio per trattenerli e giudicarli.
Il segreto è lasciar fluire, attraverso di te e non scontrarti ma con essi.
Assecondare significa comprendere e amare.
Questo concetto importante è da applicare costantemente anche nel desiderio di dimagrire e di cambiare la tua forma fisica.
Quando sei in sovrappeso, ti sei abituato a soddisfare sempre la tua gola abituandola ad una certa quantità di cibo extra di cui non avevi bisogno.
Cosa succede se non ti dai quella razione extra?
Ne soffri e soffrendo il tuo stress inizia a salire, perchè incameri l’evento come qualcuno o qualcosa che ti ha impedito di nutrirti a sufficenza.
In realtà come vedi la cosa è assolutamente soggettiva perchè è solo la tua mente che ha fissato questo quantitativo abnormale inserendolo come standard.
Ora rimetterti nel vero standard costa fatica perchè come prima cosa devi scardinare questo tuo errato pensiero, e non è facile per via delle concomitanze.
Il pensiero di non aver preso la tua “giusta” razione punzecchia il tuo ego interiore, il quale sollecita la formazione di rabbia e stress creando un senso di ingiustizia ed insoddisfazione.
In pratica il tuo dialogo interiore è:
mi danno meno da mangiare, quindi sono incazzato anche se cerco di nasconderlo.
Essere costante in una dieta è difficile proprio per questi motivi. Lo stress aumenta, l’incazzatura interiore aumenta, ti senti privato di tutto e arriva un giorno in cui esplodi con tutta la forza che c’è in te, apri il frigo e come un “caimano in calore” divori qualunque cosa ti capiti sotto tiro.
In poco meno di un’ora hai sfamato sia il tuo ego sia l’equivalente di un piccolo stato del terzo mondo.
Solo in quel momento sei soddisfatto e puoi finalmente sentirti in pace con te stesso.
Il giorno dopo il senso di colpa ti attanaglia, ti avvicini alla bilancia che ti osserva dal basso della sua statura.
Il danno ormai è fatto. Sei tornato al peso iniziale prima della dieta.
Ok. Ti dici. Domani dieta e così ricomincia il circolo vizioso che ti riporta ad incazzarti dentro.
Non è facile vincere questa battaglia ma ho trovato una scappatoia nella “sera dello sfogo” è così che l’ho chiamata in onore al film truculento.
Ho scoperto un bel trucco che ho inserito nel programma di dimagrimento che ti rivelo subito gratis perchè lo reputo strategico e voglio che tu ne tragga subito i benefici.
Il segreto è lasciar fluire e non arrivare mai a quell’esplosione di violenza sul cibo.
Come si realizza in concreto.
In pratica ho capito che per ingannare la mente, il nostro più grande boicottatore, dobbiamo camuffare un pò le cose. Dobbiamo lasciargli una scappatoia per liberare tutta questa pressione e questa incazzatura e per farlo utilizziamo la “cena dello sfogo”.
In realtà può essere anche il pranzo se preferisci ma io personalmente, ho preferito dipingerla di sera per meglio rimanere aderente al film 🙂
Durante la dieta settimanale, mi concedo almeno un paio di “pasti di sfogo” sono i miei bonus pasto, le mie gratificazioni che mi permettono di mangiare senza sentire pressione e sfogandomi sentendomi libero.
E’ un momento di libertà in cui mentalmente allento la tensione che ho accumulato tramite la “privazione” percepita nei pasti precedenti.
In questa fase mi concedo spazio e libero l’incazzatura potendo scegliere il piatto che mi pare rimanendo comunque in pista per il dimagrimento.
Qualunque cosa che ti piace puoi mangiarla. Niente è vietato.
Unica regola: puoi mangiare un solo piatto.
“Ti piace la pizza?”
Puoi sbranartela come ti pare e piace.
“Ami la pasta?” Idem.
Gelato?
No problem.
È il momento in cui puoi liberare il caimano.
Ma mi raccomando solo cose commestibili.
Puoi addentare tutto quello che adori nei limiti consentiti dalla legge 🙂
Niente atti di cannibalismo quindi o sfoghi contro il tuo capo un po’ stronzetto, non vorrei che le mie parole alimentassero una carneficina truculenta.
La strategia è quindi seguire la dieta ma riservarsi delle giuste pause per espellere tutto la pressione accumulata.
Inserisci nella dieta almeno due pasti sfogo di bonus alla settimana, ben intervallati tra di loro, in modo da avere una corretta alternanza di pasti standard in regime di dieta e di pasti di sfogo.
Questa alternanza è l’unico modus operandi che mi ha permesso di vincere la mia battaglia ingannando costantemente la mia mente e il mio stomaco, creando poi nel tempo un cambiamento dentro di me per ritornare al vero standard alimentare di cui necessitavo.
Lo sfogo è un tassello chiave che mi ha salvato che consiglio per superare quelle resistenze che incontrerai durante il cammino.
Immagino che ti starai chiedendo come funziona il mio sfogo tipo al ristorante.
Ti assicuro che è molto splatter e forse vorresti non avermi vicino come commensale.
I miei compagni di tavolo mi odiano in quel momento ma “io” devo sfogarmi in tutti i modi.
Arriva il piatto bello fumante al mio tavolo, lo strappo dalle mani dell’incauto cameriere che non sapeva di essere vicino alle fauci di un leone affamato.
Lo poso davanti, lo osservo, odorando la preda, allargando le narici in modo rumoroso.
Prendo con la velocita di un chirurgo esperto la mia forchetta e il mio coltello, e taglio il mio primo boccone osservandolo da ogni angolazione prima di metterlo all’interno della bocca ansimante.
Socchiudo gli occhi e aspetto che il gusto scivoli nel mio palato, masticando e sentendo la consistenza e il gusto di quel primo boccone.
A questo punto possono succedere due scenari:
Scenario A – Il boccone mi piace
In questo caso con la rapidità di un felino, proteggo con le braccia la mia preda, abbassandomi sul piatto per non farmi vedere. Gli altri commensali sentono solo un rumore sinistro di gorgogli provenienti dalle mie fauci.
Ogni tentativo di comunicazione e di richiesta di assaggio verso il mio piatto ottiene come risposta un grugnito assente, mentre continua imperterrita la divorazione dell’ormai carcassa vuota del cibo rimasta sul piatto.
Uno strano sorriso sadico, compare ora sul mio volto mentre risollevo la mia testa per ritornare nella socialità del luogo.
Ma cosa succede quando si verifica l’atroce Scenario B?
Scenario B – Il boccone NON mi piace
Prendo atto che il boccone mi repelle. Guardo gli altri piatti dei commensali presenti al mio tavolo per vedere se c’è qualcosa che potrebbe soddisfare il mio sfogo.
Se la trovo, fingo con un atto di suprema generosità di cedere il mio squisito piatto SACRIFICANDOMI a mangiare il suo.
Se questo tentativo non funziona o se non mi piace nulla, scatta la furia che c’è in me.
Chiamo il cameriere con un ruggito.
“CAMERIEREEEEEEEEEE!!!!”
Questo è il momento in cui il cameriere sente di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Non è colpa sua ma è la sera dello sfogo e tutto può accadere.
Con occhi iniettati di sangue, e voce ruggente gli faccio notare senza peli sulla lingua che il piatto è uno schifo.
Inizio a lamentarmi imprecando in modo grottesco contro la cucina, il cuoco, la mamma del cuoco, la lavandaia e la nonna. Non importa come ma DEVO SFOGARMI
devo lasciare andare questa pressione accumulata ed ogni modo è lecito. Il cameriere imbarazzato, cerca di replicare correggendo disperatamente il gravissimo errore.
I minuti di attesa del nuovo piatto diventano ore, e vedo avvicinare il camerire da dietro che ora, sapendo del pericolo, cammina più furtivo e silenzioso cercando un angolo di avvicinamento più vantaggioso per lui. Il nuovo piatto è ora soddisfacente e posso procedere nel dilaniarlo.
In entrambi gli scenari comunque lo sfogo è avvenuto e quel sorriso sadico di compiacimento e liberazione sancisce la fine di quel momento in attesa del prossimo sfogo.
E tu?
Hai deciso anche tu di aderire allo sfogo?
GRRRRRRRRRRRRRRR